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L’ANNO SCORSO
L’anno scorso mi è capitata una cosa orribile.

Mi sono spaventata in fiume. Non so se vi è mai capitato ma è davvero
tremendo. Ad un tratto la cosa che più amate nella vostra vita, quel
liquido acquoso che è un’energica e amorevole linfa vitale, vi si
rivolta contro. Vi entra nelle budella e vi da una strizzata mica da
ridere. Roba non da poco. Come se vostra madre vi rigettasse. Insomma
ti lascia un certo amaro in bocca.

Naturalmente passato il primo momento in cui pensi <Adesso basta. Ora
mi do all’ago e filo, tutt’al più al domino e per forti scosse
adrenaliniche pocker, toh>, il prurito della rivalsa comincia a
stuzzicare il tuo stomaco. Specialmente d’inverno quando la primavera,
le piogge, lo scioglimento delle acque sono lontani.

<Ma si, appena ci sarà acqua ci riprovo>.
Questo pensavo ogni benedetto week end quando andando a sciare
attraversavo la Val d’Aosta e ai piedi del Forte di Bardes, leggevo il
cartello AYAS (leggetelo in MAIUSCOLO, con la voce di Piero Pelù
arrabbiato e risata diabolica in fondo).

Leggo e rileggo il cartello come se fosse un disco incantato: AYASSSS,
fiuuuu, AYASSS fiuuuu (fiuuu è la macchina che sfreccia via). Ogni
volta mi sogno il momento in cui mi darò una seconda possibilità. Ma
questo momento sembra non arrivare mai. E tutto sommato faccio
orecchie da mercante….

QUEST’ANNO: LA FUGA E IL PENTIMENTO
Poi porca l’oca, complice una stagione in ritardo di un mese, non
basta un’operazione ai primi di giungo per fornirmi una valida scusa,
non bastano una nuova casa, una nuova vita, una nuova era. No
accidenti no: se uno ha un appuntamento col destino (nel bene o nel
male) state sicuri che arriverete puntuali (vostro malgrado).

Dunque perdo la mia grande occasione il giorno del mio compleanno.
Dormo tra le sue braccia, mi faccio cullare dal suo respiro,
riscaldare dai raggi che filtrano nella sua gola, rinfrescare dalle
sue acque. Poi tutt’ad un tratto il cervello mi si chiude. <Ma che sei
scema???? Ti sei montata la testa?? Va che non sei mica Andre, Lucio,
Marcio, Johnny o Gabrio, no! Ti tze’s fola (che in piemontese mas o
meno vorrebbe: stacci dentro)>.

Insomma questa razza di dialoghi interiori mi si drizzavano fra i
capelli. E così ho lasciato perdere.

Non vi posso dire che rosicata e senso di impotenza e frustrazione.
Per espiare il senso di colpa che provo nei miei confronti per non
essermi nemmeno data la possibilità di rifarmi, dopo 12 mesi di
agognata attesa, pedalo in trance fino al colle del san bernardo
(2000m di dislivello). Più fatico e più penso <te lo meriti! Asina!>.
E un po’ mi confondo: <ma se poco fa mi dicevi che non all’altezza? >

Comincio a temere di essere vittima di sdoppiamento di personalità.

IL SOGNO
Insomma tanto sudo e tanto fatico a pedalare, che la notte crollo e
faccio un sogno che col senno di poi definirò profetico. Stavo lì
all’imbocco del primo salto, mi buttavo giù. E scendevo veloce per gli
altri due e guardavo su e mi dicevo in sogno <Uau allora si può fare!!
Ce l’ho fatta! Ma è pazzesco! Ce l’ho fatta!!>.

Io stento a credere e a descrivervi quanto veritiero è stato questo
sogno. Talmente veritiero che il racconto potrebbe finire qui. Ma
siamo alla fine di luglio, fa un caldo tropicale e alcuni di voi saran
lì a cazzeggiare in ufficio, altri in spiaggia, altri agonizzanti in
città. Perciò entro nel dettaglio della giornata di sabato.

SABATO 27 LUGLIO
Premetto: fino a venerdì pensavo non ci fosse una sola possibilità di
scendere l’Ayas. Numero uno: al 27 di luglio si suppone che l’acqua
sia evaporata. Numero due la mia guida spirituale Andre, ha altri
impegni. Ma quando tutto sembra andare a rotoli… chi ti becco on line?
Sintonizzato con tutte le antenne sulla val d’Aosta con tanto di
puntello sull’ayas? Ma è chiaro! SKAFO! Vedete che la vita è un tondo?
Con lui son stata battezzata a martellate sulla testa sull’ayas, e con
lui sono stata benedetta sull’ayas.

Ovviamente il tutto condito con una stella cometa mica da ridere:
l’astro nascente Davidino, che pur avendo un esame tipo oggi, se n’è
fregato ed è venuto a ripassare qua al fresco.

Sabato mattina ci svegliamo all’alba nel tenero abbraccio dell’Ayas
(ormai nostro campeggio abituale). Giorgio è stato male tutta la
notte. Il piano bici mattina-canoa al pomeriggio salta. Sento il Leo
se ha voglia di una Doretta mattutina che ti da il buongiorno.
Positivo.
Ci sbattiam giù dalle Fontine cavalcata da paura come al solito, con
eschimo da brivido sotto la canoa del Leo (stavamo provando un numero
di canoa sincronizzata da portare al prossimo mondiale di tuffi).

Visto che ci siamo rinfrescati le idee…. Via verso l’Ayasse alto dove
ci aspetta Davidino.

AYAS ALTO
Complice il caldo arriviamo con mooolta calma. Complice il caldo quasi
do buca perché quel ponte e quella rapida col calderone che gli
ribolle a lato mi danno alla testa, il voltastomaco e le
allucinazioni. Però cacchio cacchio il livello è gestibile, dai orca
l’oca butta il cuore oltre l’ostacolo!!

Davidino con una pazienza degna di un monaco buddhista mi convince.
Leo a volte sembra in balia degli eventi. Ma questa volta è convinto.
Ci imbarchiamo per la prima (HORRIBILIS) rapida.

Davide pennella la linea classica, Leo sparisce nella linea di
sinistra che dal mio punto di osservazione rimane invisibile. Mi fanno
segno di fare la linea di Davide. Torcibudella. Ma poi salgo in canoa
e mi ripeto <Devi guardare oltre. Guarda laggiù al fondo. Non guardare
il calderone, il buco, non cadere giù. Buffa sta cavolo di rapida e
vola via>.

Il mio urlo al fondo è più che liberatorio. E’ il primo passo verso i
salti <SI_PUO’_FARE!!!!!>

E in questa trittica combinazione veramente naif, scendiamo tranquilli
(io stressata perché Ayas sempre Ayasssssss rimane nella mia testa e
temo che se niente niente mi distraggo un attimo quella ZACCHETE mi
punisce). Invece tutto fila liscio.

Io opterei per sbarcare al paese e cominciare a prepararmi per i salti
(sia mai che sia la volta buona). Ma mi lascio convincere dai ragazzi
a proseguire. E ben facciamo. E’ uno spettacolo di fiume. Spettacolo.

Allo sbarco la Santa Mari ci disseta, sfuma e recupera.
Via come razzi al ponte dei salti.

I TRE SALTI
Al ponte mi spavento per la mia decisione. Sono stanca cotta. Il caldo
è stato a dir poco lancinante per tutto il giorno. La fatica immensa,
il carico psicologico notevole. Eppure non avverto minimamente l’ansia
che avevo per il tratto alto.

Giorgio malaticcio e febbricitante ma non oppone resistenza e non si
scandalizza per la mia mancanza di sensibilità accuditrice. Ma mi è
scattata la molla. Scusate se esagero coi paragoni e vi prego ridetene
pure a crepa pelle (come sto facendo io!!). Ma mi sento una tigre che
non ha fiutato la preda. No. Ce l’ha a portata di balzo.

Raggiungiamo Skafo già in seduta contemplativa a bordo salto, lato
sinistro insieme a 4 tedeschi.
Skafo è per andare a fare il Gran Evya.
E no!! E no cavolo no!!! Dodici mesi e sento che sono arrivata a
maturazione, no! Non può sfuggirmi un’altra volta l’ambito sogno!!

Inutile che vi dica che Davidino è facile a farsi convincere come un
bambino a dire una bugia per uno zuccherino.
<Pami io ci sono. Tu lo fai anche se siamo soli io e te?>
<SI porca vacca SI!>
Seguono ancora lunghi attimi titubanti (in sostanza aspettiamo che
cali il sole). Poi Davidino (abile psicologo) sfida Skafo a scendere
una rapida normalmente trasbordata a monte dei salti e questi non
resiste. Imbarchiamoci.

A me non frega niente della parte alta (già fatta prima della
punizione BIS). Voglio risparmiare ogni briciolo di energia per i
salti. Però abbandono l’idea di calare la canoa e ringrazio quel
sant’uomo di Leo ce me la porta fino al primo accessibilissimo imbarco
(che ironia della sorte è comunque a monte della rapida che mi aveva
punita e mazzulata, decretando la fine delle mie mire 2012 per questo
fiume).

Entro in canoa e finalmente sono di nuovo calma. E’ tutto sotto
controllo, tutto sott’olio.

Solo non vedo l’ora di essere sopra il salto.

E in un attimo siamo lì. I ragazzi sempre più eccitati.

Siamo finalmente sulle labbra del salto. Io ho in mente perfettamente
cosa voglio fare. Imbarco a destra, larga a sinistra, punta a valle
(che è sempre un buon inizio!), imbocco lingua da sinistra verso
destra, tengo pala sinistra in acqua e buffo, mi chiudo e atterro.

Per una serie di complicatissime manovre iniziali decidiamo che vado
io per prima.
Avverto un po’ di ansia nei ragazzi nei miei confronti

Davidino: <Oh sPaM MI RACCOMANDO CHIUDITI BENE EH>
Skafo: <Oh mi raccomando Pami tieni la linea verso destra, più stai al
centro più è morbido l’atterraggio>

Sotto i loro sguardi preoccupati, parto.

CABIN CREW – PREPARASI AL DECOLLO
Gli attimi prima dell’imbocco sono be più lunghi di quel che pensassi.

H-o t-u-t-t-o i-l t-e-m-p-o (leggere a rallentatore) p-e-r
i-m-p-o-s-t-a-r-e l-a r-a-p-i-d-a.

Ancora una pagaiata, mi chiudo, in avanti, poi faccio ancora un buff a
metà (è piuttosto lungo il volo!!!) e PAAAAMMMMM. Atterro perfetta
appena appena di punta ma l’acqua non mi arriva nemmeno ai fianchi.
Son già in morta.

Vi giuro che è stato più morbido che un rotolo di carta igienica
scottex. Un sogno.

I tedeschi dalla roccia esultano. Giorgio sorride (era imbragato
pronto a recuperarmi nel laghetto ce ne fosse stato bisogno!!!!!). Poi
fa un accenno di clap con le mani di soppiatto (tenero!!!!). Poco ci
manca che mi commuova!!!!! Ma a parte che sono atterrata benissimo,
non sono in grado di valutare com’è stata la manovra. Giorgio mi dirà
che è stato bello da vedere. Meno male. Sia mai che se no mi avrebbe
lasciata, disgustato!!!!

In basso nel laghetto guardo quanto è alto sto salto. E vi giuro che a
volte mi sembra di stare vivendo il sogno del sabato prima e complice
la luce del crepuscolo, faccio fatica a capire se è vero o sto
sognando.

Comunque ho tutto il tempo di riprendermi perché quei due lassù (si si
proprio loro Gianni e Pinotto, Stanlio e Olio!!!) non si capisce cosa
stiano facendo. Manovre belliche che manco Giulio Cesare nel De Bello
Gallico, oppure movimenti tattici degni di Eisenhower in Vietnam. Ogni
tanto vedo spuntare una punta di canoa in verticale, un manico di
pagaia, una mano, i tedeschi che guardano, fanno segno di lanciare
corde, boh.

Ci fosse almeno stato un granchio di acqua dolce per fare una partita
a briscola, ma non passa nemmeno una trota. Fortuna che ho un filo
telematico col Signor Giorgio con cui a intratteniamo una fitta
conversazione fatta di occhiatine, salutini, sorrisetti (Under
twelve!!!!!)

Poi arriva Skafo come un missile! Veloce eschimo in lago e YEAAAAA!!
Finalmente una mano con cui sbattere un CINQUE grosso come la pinnata
di una balena!!! Poi arriva giù come una bomba anche Davidino
stilosissimo. UAUAUAUAUAU!! Ci sentiamo arrivati. Ormai chissene frega
delle due rapide sotto. Ma si infatti chissene frega. Io faccio una
linea da schifo e rollo su prima dell’ultimo scivoletto. Davidino
invece vi giuro che vola manco fosse un’astronave con i turbo
reattori.

Quando arrivano sotto nel laghetto, urliamo di gioia!

Volano caschetti e pagaie!

Foto di rito!!!!!
Rito di foto.
FIO RITO!! Sogno fiorito. Spina fiorita.

Super G mi porta la canoa fin su. Seguono baci e abbracci!!!
Uno dei giorni più felici della mia vita.

RINGRAZIAMENTI
A Leo devo di avermi portata la mattina su uno dei miei tratti
preferiti che mi ben dispongono verso le avventure pomeridiane.
A Davide di avermi trascinata a peso morto giù per ayas.
A Skafo di aver combinato di trovarci sui salti e di aver deciso per il si.
Ma soprattutto devo alla Mari che una settimana fa mi aveva detto: non
è mai troppo tardi per aspettare il momento giusto.
Ah beh si All’Andre: devo che se non ci fosse stato lui l’anno scorso
forse non stavo qui a raccontarvi questa storia.

 

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